OGNI VOLTA CHE CI PASSAVO DAVANTI DICEVO AL MIO HABIBI:- PER FORTUNA NON PIOVE MAI...
ALLUDEVO A QUELLE CASE INCREDIBILI CHE SI VEDONO SOLO AL CAIRO. NON SONO BARACCHE E PER CIO' NON SI PUO' PARLARE NE' DI BARACCOPOLI NE' DI BIDONVILLE. ESSE NON RICORDANO NESSUNA KASBA E NON SI POSSONO PARAGONARE A NESSUNA FAVELA. SONO VERE E PROPRIE CASE DI MATTONI, MESSI UNO SOPRA L'ALTRO , UNO IN FIANCO ALL'ALTRO, ALLA CAZZO DI CANE, SOPRA TERRENI FRIABILI COME PAN BISCOTTO, SOPRA MONTAGNE DI CIPRIA COMPATTA, SENZA FONDAMENTA, SENZA CEMENTO. CRESCONO ANCHE IN PIENO CENTRO SOPRA UN PALAZZO DISMESSO, SOPRA MURA E TETTI DI VECCHI CONDOMINI DIROCCATI. LE VEDI A POCHI METRI, PASSANDO SULLE SOPRAELEVATE O SULLA STRADA VERSO RAS GHARIB.
IL 6 SETTEMBRE SCORSO LA TRAGEDIA ANNUNCIATA:una gigantesca frana investe una
baraccopoli, così viene definita dai media, alla periferia del Cairo e si teme che centinaia di persone, fino a 500 secondo la Cnn e al Jazira, siano sepolte sotto le macerie. Almeno otto macigni, alcuni lunghi fino a 30 metri, si sono staccati dalla collina che sovrasta il quartiere di Manshiyet Nasser, dove sorge la
baraccopoli. La frana ha investito circa 50 abitazioni alle 9 del mattino, in pieno Ramadan, il sacro digiuno islamico. "E' stato come il giorno del giudizio", ha riferito un testimone. "La corrente è saltata, poi abbiamo sentito un botto, sembrava un terremoto. Sono uscito di casa e ho visto che l'intera montagna era collassata", racconta Hassan Ibrahim Hassan, 80 anni, la cui casa è rimasta illesa. Il bilancio ufficiale era di una trentina di morti, ma è poi aumentato drammaticamente. La Cnn e Al Jazira, citando funzionari egiziani che hanno chiesto di rimanere anonimi, hanno diramato che le persone rimaste sotto le macerie erano 500. Un deputato egiziano, Haidar Bardabi, ha riferito alla France Presse che le persone intrappolate fossero almeno 200.
Parenti e vicini hanno iniziato a scavare con le mani per trarre in salvo i propri cari rimasti sotto le macerie, mentre le forze di polizia facevano entrare in azione i cani per individuare le persone intrappolate. I soldati dell'Esercito egiziano, accorsi sul posto, hanno iniziato a rimuovere i massi con macchinari pesanti viste le dimensioni delle rocce, alcune del peso di 70 tonnellate. Schierati anche gli agenti anti-sommossa, per impedire che il malcontento della popolazione, che imputa alle autorità una risposta inadeguata alla tragedia, possa degenerare. "Voi ve ne state con le mani in tasca, non state facendo niente", ha gridato un uomo alla polizia. "Le squadre di soccorso non sanno come intervenire per liberare la gente intrappolata", ha affermato il capo di Al Jazira in Egitto, Hussein Abdul Ghani, secondo il quale la frana sarebbe stata causata dai lavori in corso sulla cima delle colline che sovrastano il quartiere. Lo scorso anno, gli abitanti di Manshiyet Nasser avevano informato le autorità dell'esistenza di una spaccatura sulla collina e dei possibili rischi che essa avrebbe potuto comportare. La stessa area è stata teatro di una altro drammatico incidente nel 1994: le vittime furono 30, investite da una roccia.
Gli aggiornamenti della notizia si sono sfilacciati in due o tre giorni, lasciando poi sul dramma il silenzio stampa. Perchè?
Il 16 settembre una nuova notizia al riguardo:
"
Cronaca"Egitto/ Frana Doweiqa, stop a ricerche sotto le macerie
Nuovi scontri fra polizia e abitanti, ancora senza casadocument.write( strelapsed('2008-09-16T16:03:00Z') );
-754106 sec fa da APCOM
Il Cairo, 16 set. (Apcom) -
Le autorità egiziane hanno deciso di interrompere le ricerche di eventuali sopravvissuti ancora intrappolati sotto le macerie della frana di Doweiqa, sobborgo abusivo sorto ai piedi delle colline di Moqattam, nella periferia nord orientale del Cairo.
Dopo 9 giorni di lavori e soccorsi, a quanto riferisce il quotidiano indipendente El Masri El Youm (L'egiziano oggi) di oggi, il ministero degli Interni avrebbe disposto l'interruzione delle operazioni. I corpi estratti senza vita dalle macerie della baraccopoli, travolta da blocchi di roccia calcarea alle 9 di mattina del 6 settembre scorso, secondo le ultime comunicazioni ufficiali sarebbero 92. Quanto ai dispersi, si teme si tratti di oltre 600 persone, colte nel sonno di un giorno festivo.
Il sobborgo di Doweiqa, così come il quartiere di Manshiyet Nasr in cui si colloca e altre vaste aree periferiche della capitale egiziana, ha accolto negli ultimi anni centinaia di migliaia di egiziani provenienti dalle campagne, in cerca di un lavoro nella capitale. L'assenza di servizi e in molti casi la collocazione in zone a rischio geologico accomuna - secondo quanto riportato dalla testata Nahdet Misr (Rinascita dell'Egitto) - 13 sobborghi definiti "irregolari", per i quali saranno aperti nei prossimi giorni altrettanti dossier dal Consiglio dei ministri egiziano.
Per Doweiqa, un piano di dislocazione degli abitanti in un altro quartiere, sostenuto dalla first lady Suzanne Mubarak, era stato più volte annunciato, ma mai messo in pratica. E anche ora che migliaia di persone non possono fare ritorno nelle loro case, spazzate via dalla frana, il trasferimento non ha ancora ricevuto il via libera delle autorità.
Agli sfollati, riferiscono organi di stampa governativa, sarebbe stata offerta possibilità di trasferirsi in abitazioni sicure vicine al luogo della tragedia,proposta peraltro rifiutata dalla comunità.
Nel frattempo, continuano gli scontri fra abitanti dell'area e forze di sicurezza, che da giorni presidiano il sobborgo."
Perchè nessun governo, nessuna emittente televisiva ha lanciato i soliti appelli di solidarietà? Perchè Samir Sawiris, grande magnate egiziano delle costruzioni Orascom, non ha inviato immediatamente le sue potenti macchine operatrici in soccorso a quella povera gente?
Che rabbia ho provato e che impotenza nel vedere quei vecchi scavare con le mani, guardare dentro ai buchi neri lasciati per misericordia dalla frana, con gli occhi dell'ignoranza e della miseria che sovrastavano la speranza. Che pena ho provato per quelle donne che si avventavano, con le unghie, agli occhi dei poliziotti rincretiniti anch'essi di fronte alla potenza della ribellione della natura e del fato!
Ma è potenza della ribellione della natura permettere a Mubarak di costruire grandi agglomerati urbani con giardini e conforts nei luoghi di villeggiatura, all'ingresso dei quali campeggiano le gigantografie della sua immagine sorridente e fiera? E' potenza della natura permettere la costruzione di una nuova Cairo che inghiotte km quadrati di deserto con i suoi mega centri commerciali e le sue superstrade, senza pensare di demolire, anche e prima, quei muri ormai intrisi di piombo, lacerati da ferite, crepe larghe decine di centimetri , all'interno dei quali vivono le anime di Inshallah?
Che cosa pensa di inserire Susanna Mubarak nei nuovi piani di solidarietà da suggerire al presidente? Non vede dal vetro nero antiproiettile della "sua" automobile, queste abitazioni del lupo e i tre porcellini, una accatastata sull'altra come cassette di frutta, malsane, buie, sporche, fatte di rumori, di traffico, di clacson, pericolose, sporche di piscio ed escrementi di ogni ben di dio, infestate dalle pantegane? Non sente scalpitare, gridare vendetta da quei buchi, da quei tetti, generatisi gettando fuori l'immondizia e i rifiuti ingombranti, verso il cielo e lo smog, con noncuranza e indolenza, anche contro le sue dimore sontuose, le sue promesse, i suoi sospetti tentativi di " strana" beneficienza propagandistica?
E noi turisti del Cairo, turisti e viaggiatori l'abbiamo mai vista a Bangkok, a Città del Messico, a Rio, a ... al mondo una città così?
AMBDULLAH!