Cara Ayka,
io sono una che ci ha provato. La nostra storia comincia nel 2004. Il solito: io che parto per le immersioni in Mar Rosso, incontro ed innamoramento a prima vista, passione travolgente, bisogno di prendere delle decisioni. Dapprima cercando di aiutarlo a venire in Italia ma non c’è verso. Poi dopo vari viaggi in Egitto, prendo la grande decisione e mi trasferisco da lui a Sharm. Lui era ed è impiegato alla hall di un Hotel e si diede da fare per trovare una sistemazione anche per me. Con molti sacrifici, anche economici tutti miei, perché lui di suo non aveva niente, neanche il vestito che indossava ed io non volevo e non potevo chiedere aiuto ai miei che si erano sempre opposti alla mia scelta, siamo riusciti a sistemarci e a trovare un appartamento decente e io ad impiegarmi come accompagnatrice dei gruppi dall’aeroporto all’hotel e poi grazie alla mia laurea in ufficio al management del playning. Ci siamo sposati. E risposati in Italia con il rito cattolico anche se lui è musulmano. Mi diceva che era il più grande dono che lui poteva farmi. Poi è nato il nostro bambino che adesso ha tre anni. Sono in attesa del secondo.
Sono al settimo mese e fino ad un mese e mezzo fa, felice pur con i soliti alti e bassi di una coppia mista che lotta ogni giorno affinchè tutto vada per il meglio.
Ma un mese e mezzo fa la scoperta: un cellulare bianco con un orologino contornato di brillantini sul coperchio, che non avevo mai visto, finito chissà come sotto la libreria. Era di lei. Si chiama Irina, Moskva. Sono insieme da due anni e stanno facendo dei progetti. Lui non sa che io l’ho trovato né che ho letto i messaggi e il registro delle chiamate. L’ho riposto dove l’avevo trovato e aspetto.
Caro Isham, penso che una donna come me che ha rinunciato a tutto, alla sua città natale, ai suoi amici, ad una famiglia d’origine benestante, ad un lavoro sicuro, che si è donata in toto a te, che quando ti vedeva sparire, innumerevoli volte, al Cairo dicevi, dalla tua famiglia per i problemi di salute di tuo fratello … e per altri grossissimi problemi del cugino piuttosto che di tua madre , piuttosto che di tuo padre, stava male per loro. Una volta ho perfino raggiunto l’ospedale del Cairo, da te nominato di sfuggita, portando con me nostro figlio di poco più di un anno, perché ti spingesti troppo e mi facesti sentire in colpa per non essere abbastanza vicina ai tuoi famigliari … ma mi ritrovai a passare da un ospedale all’altro, tu introvabile, cellulare spento, e poi mi disse tua madre che era già tutto risolto… misteriosamente risolto e non c'era più nessun operato al cuore, anzi non c'era mai stato, derisa dalle tue sorelle che mi trattarono come una deficiente. Ma ancora non ho saputo perché non ti trovai, neanche a casa dai tuoi che fecero di tutto per farmi ripartire per Sharm. Ora capisco! Erano tuoi complici e i sorrisini delle tue sorelle avevano ben altri significati. Io donna europea dottoressa in informatica che mi facevo gabbare dal loro fratello! Non so ancora dove ti fossi cacciato, perché se te lo chiedo ti arrabbi di brutto. Una donna come me che quando non ce la fece più, si umiliò a chiedere soldi ai propri genitori e poi alle proprie sorelle ( non ti bastavano mai e dai tuoi sms con Irina leggo che con i 2000 euro che aveva mandato mia sorella in aprile 2009 lei si è fatta, o meglio vi siete fatti, una vacanza all inclusive nell’ hotel più lussuoso di Sharm, c'è scritto tutto dentro il cellulare bianco, minuto per minuto, anche il nome dell'avvocato che vi ha sposati con l'orfi; che con molte probabilità i 7000 euro di mio padre sono serviti per l’acquisto di un internet caffè che, se non ho letto male, - scrive malissimo l'inglese, - lei dovrebbe gestire una volta stabilitasi qui a Sharm). Caro Isham, detto questo, penso che una donna come me meriti lealtà. La Lealtà, con la lettera maiuscola.
Io aspetterò, perché aspettare mi è più facile che lasciarti. Almeno per ora. Che cosa aspetto? Di non amarti più, la tua confessione e il tuo pentimento nonché le tue lacrime.
Nel frattempo metterò in salvo i miei figli e me stessa.
Fàatina
Fàatina ha preferito firmarsi con un nome arabo ma io avrei preferito un altro nick. L'avrei sentita più vicina alla soluzione... E poi vorrei cogliere l'occasione per rassicurare quante/i temono che il blog sia morto. Il blog non è morto. Al contrario vive nel sottobosco delle numerose mail che ci scriviamo e negli intrecci di conoscenze ed esperienze già disincantate. Oramai è consolidato " Ma che amore d'Egitto" ha preso questa strada: Il disincanto!
Lo ritengo un cartello esaustivo.
Ma il peggio o il meglio non è ancora stato scritto, ed è per questo che, spinta dalla forte emotività che trasuda dalle sue righe, ho pubblicato questa mail di Fàatina, peraltro espressamente da lei richiesta.
Era una mail lunghissima che, su mio suggerimento, è stata " pulita" dalla stessa Fàatina per ovvie ragioni di riferimento / riconoscimento.
L'ho pubblicata anche per dimostrare che non è finita: l'imbarbarimento della falsità dei rapporti cresce, si sviluppa e si specializza. E non solo in Egitto!
Fatto salvo che, ognuno di noi ha il sacrosanto diritto di credere all'amore, se vi trovate innamorate da quelle parti con un progetto di vita a lungo termine o per sempre, tentate un ragionamento sulle ultime parole di Fàatina.
In ogni caso io sono qui: aykadolly@libero.it
Grazie Ayka!
RispondiEliminaPer continuare a raccogliere queste testimonianze, per continuare ad ascoltare persone che oltre ad uno sfogo cercano qualcun* che le possa anche capire, senza mai giudicarle,
E grazie per continuare a condividere il risultato dei tuoi sforzi. E a illustrare i post con immagini così calzanti!
Per Fàatina: mantieniti forte, non perdere il coraggio di essere te stessa e di pretendere lealtà. Fai molto bene ad aspettare, prenditi tutto il tempo necessario per elaborare il "colpo basso", lo shock che hai subìto. Il tempo per "non amarlo più". Credo che ce ne vorrà molto, ma ce la farai! Per la sua confessione, il suo pentimento, le sue lacrime... il tempo necessario invece sarebbe infinito.
Ti sono vicino, anch'io ci avevo provato... d.