A.A.A. TURISTA DA SPENNARE IN EGITTO CERCASI

A.A.A. TURISTA DA SPENNARE IN EGITTO CERCASI
Avviso importante a tutte le turiste in partenza per l'Egitto: A.A.A.: IN MAR ROSSO RICORDATI DI FARE ATTENZIONE A NON PESTARE IL CORALLO, A NON ENTRARE NELLE MOSCHEE A CAPO SCOPERTO E A BRACCIA E GAMBE IGNUDE E AGLI SHARMUTE - sharmute: gigolò, che si fa mantenere dalle donne. ( Ci spiace, ma nessun risultato "PROSTITUTO" è stato trovato nel VOCABOLARIO ITALIANO).

venerdì 10 dicembre 2010

Amore, successo e unione per sempre agli sposi di Albenga da Ma che amore d'Egitto!

legami o legacci

Ciao Ayka,

spero tutto bene.
Conoscevi questa storia?
Alcuni degli articoli sono schifosamente razzisti.
L'Italia è un paese fermo al medioevo.

Ti mando un abbraccio,

D.



Albenga Vescovo sposa un clandestino: ora è un cittadino italiano

È bastato un sì in Chiesa per cancellare di colpo la clandestinità, i mesi di paura, la frustrazione per il fatto di non sposare la donna che, conosciuta in ospedale, amava. È stato il vescovo di Albenga a sposare Amine Mahklou, 28 anni, marocchino di Fez, senza permesso di soggiorno e Milena Lo Manto, 39 anni, albenganese doc, il cui matrimonio (riconosciuto in virtù del Concordato all’anagrafe del Comune di Albenga guidato da una sindaco leghista) ha consentito a lui di uscire dalla clandestinità e divenire cittadino italiano e lei di essere felice per aver rimesso in piedi la sua vita dopo un divorzio difficile. Le vite dei due protagonisti di questa storia sono Milena, che ha una figlia nata da un precedente matrimonio ormai finito e Amine, laureato, cuoco, immigrato clandestino. I due si conoscono in ospedale dove lui viene ricoverato perché trovato svenuto in strada e lei perché voleva dimagrire. Restano in clinica 20 giorni, si frequentano e s’innamorano. Una volta usciti decidono di sposarsi. In un comune leghista votato alla lotta ai clandestini non è facile. Allora decidono di andare dal vescovo Mario Oliveri. Il prelato si deve convincere che Amone vuol sposarsi non per mettersi in regola con la Bossi-Fini ma perché ama davvero Milena. E ci mette un po’. Poi alla fine si convince e chiama l’arciprete che finalmente sposa i due. Pochi giorni dopo Amine e Milane Mahklou vanno in comune e registrano l’atto di matrimonio. A quel punto il sindaco leghista vuole andare a fondo e capire esattamente cosa sia successo. «Se è un modo per aggirare la legge Bossi-Fini non lo so - dice il sindaco - non conosco la coppia, ma indagheremo a fondo». Chi conosce i due sposi è don Berto Musso, arciprete della cattedrale, che ha celebrato il matrimonio. «In queste cose - spiega - andiamo con i piedi di piombo. Personalmente è il primo matrimonio del genere che ho celebrato, in passato abbiamo avuto altre richieste di questo tipo e non le abbiamo accettate».

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Albenga: gabbata la Lega dal matrimonio (regolare) tra un clandestino e una ingauna

di SERGIO BAGNOLI - Ad Albenga un clandestino si sposa in Cattedrale ed aggira il divieto imposto dal ministro leghista.
I fatti si sono svolti ad Albenga, città che dalla scorsa primavera è amministrata dal centrodestra ed il cui Sindaco è la leghista Rosy Guarnieri, siciliana verace, immigrata da Villalba nel nisseno.
Da più di un anno, come è ormai ben noto soprattutto negli ambienti frequentati dagli immigrati, con il Decreto-sicurezza fortemente voluto dal Ministro leghista degli Interni Roberto Maroni (della cui amicizia tra l’altro la Guarnieri si fregia), è vietato ad un clandestino sposarsi in Italia e regolarizzare così la sua permanenza nel nostro paese.
Ora invece ad Albenga si è scoperto un escamotage a cui il legislatore del 2008, ai tempi della conversione in legge del provvedimento fortemente desiderato dal ministro Maroni, non aveva pensato.
A fare da battistrada una coppia mista: lei ingauna di lontane origini siciliane (come la Guarnieri), lui marocchino e, per giunta, clandestino. Amine Makhlou, questo il suo nome, di professione è cuoco ma nel cassetto conserva pure una laurea in economia e commercio conseguita al suo paese.
Tempo addietro, proprio nei giorni della calda estate del 2008 mentre a Roma il governo formato dal Pdl e dalla Lega Nord su impulso del Ministro degli Interni Maroni confezionava il pacchetto-sicurezza che conteneva l’introduzione del reato di clandestinità, conosceva in ospedale ad Albenga, dove entrambi erano ricoverati, Milena Lo Manto, la siculo- ingauna che lo avrebbe impalmato sull’altare.
Dopo poco tempo infatti, colpiti entrambi dai sacri furori dell’amore, i due decidevano di sposarsi, ma non come succede di solito di fronte all’Ufficiale di Stato Civile: Amine e Milena volevano convolare a giuste nozze proprio in Chiesa.
Contattato, il Vescovo della città Monsignor Oliveri, una fama di buon uomo molto aperto alle problematiche dell’immigrazione, dopo un certo periodo di osservazione concedeva il benestare al matrimonio religioso.
Veniva dal Vescovo medesimo incaricato il Parroco della Cattedrale cittadina, Don Umberto Busso, della celebrazione delle nozze secondo il rito canonico-concordatario.
Concordato alla mano, cioè, il matrimonio avrebbe avuto pieno valore anche di fronte alla legge civile italiana e, quindi, l’extra-comunitario clandestino avrebbe acquistato il diritto a risiedere legalmente nel nostro paese, nonostante il decreto Maroni preveda, in capo al clandestino, l’assoluto divieto a contrarre matrimonio valido ai fini civili in Italia.
Il fatto è che, come già nel duemilaotto ebbe argutamente ad osservare il Cardinal Bertone, il Concordato è un Trattato internazionale intercorrente tra due Stati sovrani, Italia e Città del Vaticano, che non può essere modificato per mezzo di un Decreto legge.
Mons. Oliveri, dunque, ha fatto applicare una norma di Diritto internazionale che ha trasformato un clandestino in un soggetto regolarmente residente nel nostro paese.
Makhlou con il certificato di matrimonio concordatario ha infatti richiesto il Permesso di soggiorno e la residenza ad Albenga.
La Guarnieri, che comunque ha sottolineato che “…quei due hanno approfittato del fatto che mi ero appena insediata, altrimenti avrei cercato di bloccare le nozze”, sta schiumando rabbia, gabbata, in quanto leghista, da quel Sant’uomo che è il Vescovo della città da lei amministrata.
Il Comune ha segnalato la cosa al Ministero degli Interni e lo stesso probabilmente sta facendo al Questura di Savona, ma l’impressione è che, senza la revisione del Concordato su quello specifico punto, la norma tanto trionfalmente sbandierata ai quattro venti dalla propaganda leghista potrebbe avere vita non facile.
Ormai il precedente è stato creato.

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Genova, 4 dic. - (Adnkronos) - ''E' stata applicata la legge''. Cosi' il sindaco di Albenga, Rosy Guarnieri (Lega Nord), commenta con l'ADNKRONOS il caso del matrimonio celebrato in chiesa tra una trentanovenne cittadina di Albenga e un ventottenne marocchino non in regola con il permesso di soggiorno.

''L'uomo - spiega il sindaco - lavorava in Italia con un regolare permesso di soggiorno. Quando i due hanno deciso di sposarsi lui non era in possesso del rinnovo del permesso, non so per quale motivo. Quindi l'ufficiale di stato civile non ha accettato la trascrizione della richiesta di matrimonio. Un provvedimento introdotto di recente dal ministro Maroni prevede infatti che per la pratica matrimoniale entrambi gli aspiranti coniugi siano in regola con le norme sulla cittadinanza e sul soggiorno in Italia".

"I due - continua il Sindaco - si sono rivolti alla Chiesa, che non richiede questo adempimento. Hanno seguito l'iter richiesto, corso prematrimoniale e altre pratiche, e sono stati sposati. E' avvenuto nei primi giorni di aprile, poco dopo il mio insediamento. Il matrimonio, naturalmente, in base alla legge, e' valido anche per lo Stato italiano. A questo punto l'ufficiale di stato civile ha registrato l'atto". "Se e' un modo per aggirare la legge Bossi-Fini non lo so - dice ancora il sindaco - non conosco la coppia''. (segue)

04/12/2010
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