A.A.A. TURISTA DA SPENNARE IN EGITTO CERCASI

A.A.A. TURISTA DA SPENNARE IN EGITTO CERCASI
Avviso importante a tutte le turiste in partenza per l'Egitto: A.A.A.: IN MAR ROSSO RICORDATI DI FARE ATTENZIONE A NON PESTARE IL CORALLO, A NON ENTRARE NELLE MOSCHEE A CAPO SCOPERTO E A BRACCIA E GAMBE IGNUDE E AGLI SHARMUTE - sharmute: gigolò, che si fa mantenere dalle donne. ( Ci spiace, ma nessun risultato "PROSTITUTO" è stato trovato nel VOCABOLARIO ITALIANO).

sabato 17 gennaio 2009

PER RIFLETTERE... by PM81



Chiudo le pagine del quotidiano e per un attimo mi assale un dubbio: ma chi sono i buoni?

La fredda contabilità della guerra parla di più di mille morti nella Striscia: civili, miliziani, ma in fondo è difficile fare una distinzione perché contro truppe, aerei, elicotteri e carri armati israeliani, non si è battuto un esercito regolare bensì chi, in un popolo afflitto dalle privazioni dell’embargo, ha avuto la forza di farlo, ritrovandosi poi più che altro impegnato a scavare tra le macerie in cerca di vittime.

Eppure è stata Hamas a violare la tregua coi lanci di missili da Gaza verso le città israeliane, motivo per cui la reazione di Gerusalemme andrebbe giustificata, e di certo quest’ultima non ha colpa se, nel tentativo di annichilire gli integralisti, colpisce dei civili, dal momento che i primi si mescolano tra le case e le vie di Gaza con i cittadini innocenti: sappiamo bene che la tragicità di ogni conflitto sta proprio nelle sofferenze che devono patire popolazioni che, delle guerre volute dai rispettivi rappresentanti governativi, il più delle volte farebbero volentieri a meno. In questo caso però il dubbio torna: e se civili e integralisti fossero le stesse persone, o comunque vivessero sotto gli stessi tetti per veri legami di sangue? Allora la scelta di rompere la tregua sarebbe una follia, un’inspiegabile forma di autolesionismo collettivo dettata da quel fondamentalismo islamico che alimenta le organizzazioni terroristiche che scuotono il mondo in nome della jihad.
Esiste però un’altra giustificazione ad un simile azzardo: la disperazione.
Sì perché stiamo parlando di un popolo, quello palestinese, sempre più stremato dalla mancanza dei più basilari mezzi di sopravvivenza imposta dall’embargo.
Non dimentichiamoci delle immagini che, solo qualche mese fa, ci hanno mostrato la gente abbattere le alte pareti del muro eretto attorno a questo territorio, alla ricerca di generi di prima necessità; la stessa gente che anche oggi cerca una via di fuga scavando tunnel verso l’Egitto; la stessa gente che, con ogni probabilità allora, è disposta a rompere una tregua contro un nemico più forte e più influente, non in virtù dell’ideologia, ma della sopravvivenza: in fondo chi non preferirebbe morire combattendo per il proprio diritto di esistere, nel momento in cui l’alternativa fosse morire di fame, sete o freddo?Probabilmente anche in virtù di simili considerazioni, oggi Ban ki-moon, attuale segretario dell’ONU, colpevole di avere fatto dietrofront dopo un timido tentativo di intervento, ha affermato che la reazione israeliana è stata “eccessiva”, ma è allora doveroso chiedersi per quale motivo non sia stata fermata, o per lo meno mitigata, se ha suscitato lo sdegno anche delle Nazioni Unite.
Non si è alzato un coro di voci a chiedere il “cessate il fuoco” se non da qualche manifestazione di piazza: la maggioranza del mondo politico sembra essere rimasta a guardare, e anzi numerosi leader occidentali, così come il più dei politici italiani, sono arrivati a propagandare, attraverso televisioni e giornali, il dovere di sostenere Israele in questa sua battaglia per il diritto di esistere.
Eppure sembrerebbe che fosse la sopravvivenza dei palestinesi ad essere messa maggiormente a repentaglio, stando alle notizie che giungono fino a noi, confidando sempre che non vengano prima opportunamente “filtrate” per ridimensionare la portata degli attacchi inflitti da Israele.Sarà pure il solito ritornello, ma considerato quello che sta accadendo e vista la reazione del mondo, come non ci si può chiedere, ancora una volta, fin dove arrivino i tentacoli di quelle lobby di potere economico e politico che fanno capo a Gerusalemme?
E come non riflettere sulla verosimile influenza che queste possono avere nelle scelte della politica internazionale?
Va considerato poi un ultimo aspetto, in parte già accennato in precedenza: il sodalizio tra Stati Uniti e Israele è inattaccabile, il mondo occidentale, Italia compresa, non sembra comunque voler trovare il coraggio di remare, se necessario, contro il binomio Washington-Gerusalemme, e l’ONU, la più importante delle organizzazioni internazionali, sembra soffrire della stessa malattia, tutto questo dichiarazioni a parte (tanto “verba volant”). Detto ciò diventa più facile capire con quanta facilità la forza del fronte “pro-Israele”, sia stata in grado di garantire carta bianca nell’operazione Piombo Fuso. Notizie dell’ultima ora affermerebbero che Hamas ha accettato una tregua: se è vero che di solito cede il cattivo allora abbiamo vinto, siamo noi i buoni…e quindi possiamo dormire tranquilli.
PM81

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