giovedì 20 novembre 2008
DONGOLA O GIRAFFA?
Cerco sempre qualcosa di nuovo, lontano dalle solite situazioni.
Pensavo a quei turisti di quest'estate, rapiti dai predoni e ritornati sani e salvi in Italia, attaccati spietatamente da quei giornalisti e quegli opinionisti, che tanto se l'erano presa a cuore perchè con il loro viaggio, fuori dal comune, avevano fatto stare in pensiero mezzo mondo ( "inutilmente" per alcuni tra l'altro, vedi post a lato).
E così mi sono fatta una risatina tra me e me e mi son detta - Vuoi vedere che adesso devo rendere noto il mio itinerario e avvisare tutto il mondo di non preoccuparsi? Che avrei preferito stare coi predoni che coi turisti Sì Alpitour.
Eh sì cara gente che se ne va in vacanza, tutti insieme appassionatamente: arrivo all'aeroporto, scarico bagagli , fila al check -in, i soliti discorsi da culo tra le fila, I riferimenti inutili ai viaggi precedenti, e quella volta in Kenia e quella volta alle Mauritius, ed è la terza volta che torno in Egitto, eh noi quest'anno andiamo a Marsa Alam dicono che il mare è molto più bello... la sagra delle suonerie di telefonini - sì siamo qui, siamo appena arrivati all'aeroporto, eh stiamo aspettando, sì ciao ti chiamo prima di salire in aereo - frasi tutte uguali ripetute in tutti gli accenti d'Italia, vere zavorre aggiunte di valore non richiesto. Che palle donne!!! Non vedo l'ora di atterrare per scrollarmi di dosso tutta quella fastidiosa normalità rassicurante e da sola in mezzo alla polvere ed al vento caldo d'Egitto dirigermi di fretta a farmi il visto! Oh finalmente una cosa da sola! Lasciare in diagonale la coda di quei pericolosissimi predoni di libertà mi fa sentire ttte le volte subito meglio. Quasi speciale.
Quest'anno volevo fare la crociera sul lago Nasser. Soltanto Lago Nasser! I viaggi di Maurizio Levi propongono un itinerario fantastico ma se le prenotazioni della barca non raggiungono minimo i sei partecipanti non si parte. E per sfortuna ad oggi nessuno ha ancora prenotato. Il lago Nasser sfuma piano piano tra le ricerche inutili perfino nei siti dei pescatori. Pazienza , continua la ricerca... Pian piano mi rassegno e vado a controllare meglio i programmi delle crociere sul Nilo. La crociera classica l'ho già fatta anni fa, ripeterla non mi va proprio. Per giorni sembra non ci sia che Rallo e Turisanda a offrire una crociera in un boat con poche cabine e con un itinerario alternativo.
Dico al mio agente turistico di fermare le due proposte anche se la mia preferenza andrebbe alla dahabeeyah della Rallo. Aspetto di sapere il prezzo con ansia. Il paziente Giulio mi chiama l'altra sera e mi dice che Turisanda non può accettare ospiti di coppie miste ( nella fattispecie io-lei europea - lui egiziano) se non in camere separate e così pure per gli alberghi convenzionati e che quindi il prezzo si aggirerebbe sui 3000 euro a testa! Miiiiiin... e che, invece, sull'imbarcazione della Rallo NON SONO AMMESSI EGIZIANI.
Mi sono risentita seriamente, quasi offesa, lesa nella maiestatis della mia libertà E DELLA MIA CONCEZIONE DI LIBERTA' IN ASSOLUTO. - Lascia perdere- ho detto al mio agente e ho chiamato subito la compagnia. Compongo il numero verde e dopo un susseguirsi di vari operatori, finalmente ne trovo uno che con fredda professionalità ( la professionalità può essere fredda? boh! ) mi spiega frettolosamente, che è una regola imposta dall'armatore. ALL'INTERNO DEL SUO BOAT GLI EGIZIANI NON SONO ACCETTATI!
MA... !? ... MA CHE COS'E' QUESTO DONNE?
IO NON LO CAPISCO!
(E COSI' VORREI DONGOLA O GIRAFFA! CE LA FARO'? INSHALLAH!!!)
by Maggy
sabato 15 novembre 2008
COME UN BACIO CHE TI SPINGE DA DENTRO
Con una coperta di baby lama sulla guancia
Non è strano che a una volpe volante
sia stato destinato
il corpo di rossa pelliccia
e spropositate nere ali senza piumaggio.
Né è strano
che tu sia nato dal ventre di una iena.
Ella ogni tanto sceglie di fare un maschio!
È strano invece
il tuo disprezzo per la briglia sciolta
E
Non è strano
come nessuno sia indenne
dal finire tutt’ad un tratto
e con imprudenza per giunta
nel delirio del dio Adulterio
Sparami nel cuore
se non vuoi o non puoi lasciarmi andare
Sparami nel cuore se non sai perdonare
Vedrai che esplosione di stelle
Vedrai che fuochi d’artificio
Che saette ti fulmineranno
I tuoi occhi si diluiranno
in acque nere illuminate dai bengala
Mentre io mi celerò dentro il cuore
di quell’impostore del mio amante
comodamente distesa sulla poltrona lunga
A fumarmi uno spinello al rosmarino
sulle sue labbra
dove
non suonano stoviglie a mezzogiorno
e l’argenteria nella credenza
non dà il la all’apertura del cassetto
dove
gli ugelli della cucina
non soffiano di fuoco necessario
Me ne starò comodamente distesa
attenta a che le piccole braci dello spinello
non brucino
i miei pantaloni beige di seta
Aspetterò intontita sulla poltrona lunga
&
Nel giro del fumo
allungherò le mie punte dei piedi
fino in fondo al suo cuore.
Gli dirò
- Adagiala piano
sulla mia guancia
la coperta di lama
come un bacio
che ti spinge
da dentro!
venerdì 14 novembre 2008
PRESA DA MALINCONIA E NOSTALGIA CONTAGIOSA VADO A ZONZO PER IL WEB...
... VI TROVO UNA CASA GALLEGGIANTE AL CAIRO DOVE ANDARSI A RIFUGIARE IN MOMENTI COME QUESTO... L'HO BATTEZZATA " la casa delle donne "
Haramlik: parola araba che indica la parte della casa riservata alle donne.
May 2006 – 23:30
Haramlik: parola araba che indica la parte della casa riservata alle donne.
May 2006 – 23:30
Sì, è tutto giusto, l’idea di tornare a sentire odore di Middle East mi fa del gran bene.
Però, se parlare d’amore si deve, Il Cairo fa caso a sé.Non è Medio Oriente, è la luna.E’ un altro posto.E non per motivi grandi (non politici, non ideali, non religiosi, non di formazione, non di chissà cosa) ma piccoli-piccoli, basici, essenziali, e pure negoziabili, dubitabili, discutibili, epperò irresistibili che mi arrendo, e sarà che arrendersi si deve.Ma sì.
Non è tanto bella, Il Cairo.Fotogenica sì, molto.Ma bella, quel che si dice bella, no: Napoli è più bella, per dire. Di molto.
Il Cairo è sublime, che è diverso.Sa essere orribile: quartieri immensi di una bruttezza lacerante, sopraelevate da incubo per tutta la città, polvere che torni a casa nera, pulcette onnipresenti, un’aria che sai che, se respiri, muori giovane.E la gente che la strozzeresti, spesso: solo che poi strozzi sempre quello sbagliato, quello che non ti ha fatto niente, e finisce che al Cairo vivi mortificata, ché sei una stronza e lo impari là.Il tempo di impararlo e ti inchiappettano.Ma solo un po’.Pochino.Perché, poi, è facile difendersi, al Cairo.Molto, molto più facile che qua.Uh, con differenza.
Ché poi una sembra l’esperta di Cairo, in giro per blog, ma mica è vero: se ho penetrato mezzo strato dei mille strati del cipollone è pure assai, ma ti rendi conto del mostro che è?Nah, conoscerla non mi è dato, o mi è dato solo pochino, appena appena.Usarla, però, sì.Una città tutta femmina, chissà quante volte l’ho scritto. Usarla è una bellezza. Si presta senza limiti. Puoi sognarti come vuoi, lì con lei.
Cosa vuoi, cosa ti serve?Io non ricordo frustrazioni, al Cairo. L’idea stessa mi era ignota. Persino il mare, dopo un po’, mi stufava, e ricordo un ritorno alla stazione di Ramses, dopo una gita ad Alessandria, e scendere dal treno, ripiombare nel caos della Madre del Mondo e sentirmi a casa, ché come avevo fatto a starmene via per ben due giorni, due giorni in una stupida città normale?E fammi respirare il fumo di milioni di macchine, fammi combattere ’sta guerra ad ogni passo in cui nessuno si fa male, fammi ridere, fammi stare viva.Fammi camminare per il mondo senza mai scordarmi che devo guardare dove metto i piedi, tienimi sveglia.Proteggimi, mettiamola così.
Fammi stare viva, dicevo, ma senza fare nulla di speciale, dopotutto.Magari tornavo subito a casa, mi toglievo le scarpe e aprivo uno yogurt, tutto qua.Non facevo niente dell’altro mondo.Davvero.Mi succedevano cose piccoline, sciocchezze.Divertenti.
Questo fatto di guardare sempre dove mettevo i piedi mi piaceva un sacco: parliamo di questo.
Io, stamattina, ho investito in bici una passante.L’ho presa in pieno o, forse, lei ha preso in pieno me.Non lo so.Le ho frenato in piena pancia, comunque, mentre non volavo per miracolo e perché lei mi ha tenuto: ci siamo praticamente abbracciate tra la ferraglia e i rispettivi spaventi.
E poi: “Lei è sul marciapiedi in bicicletta”.E io: “Ne convengo. Ho torto. Però devo dirle che non è sicuro, uscire dal portone e sbucare sul marciapiedi a passo di marcia e senza guardare. Poteva schiantarsi contro un bimbo coi pattini, un cagnone festoso, una carrozzella col motorino, un rapinatore in fuga. Perché non guardate mai dove andate, voi passanti di Milano?”E lei: “Vabbe’. L’importante è che non ci siamo fatte niente”.In effetti.
Ma io non glielo riesco proprio a perdonare, a questa città, il fatto che ti induca ad andare a spasso senza guardarti attorno.Ti spinge a fare cazzate.Ti toglie interi pezzi di vita interessantissima.Ti abitua ad accontentarti di così poco, santo cielo.Ti addestra ad aspettative di felicità talmente mediocri, talmente rutinarie.
Ricordavo che là era fondamentale, guardare dove mettevi i piedi: attraversavi la strada, metti, e sapevi che saresti morta, se solo ti fosse venuto in mente di inciampare in una buca, di scivolare su un tacco.Scivola su un tacco mentre attraversi Gamat el Dowel, se hai coraggio: ti riconsegnano ai tuoi cari in un barattolo di marmellata.(Se potesse essere una marmellata di guava, a proposito. Almeno l’etichetta, dai. Tanto io credo di poterlo rendere, quell’arancione chiaro.)
Riflettendo sul dove si mettono i piedi, comunque, mi sono ricordata che la prima cosa che ho fatto, tornando a Milano, è stato appunto non guardare dove li mettevo, con relativo volo, visita al Gaetano Pini e fasciatura settembrina.
E sono andata a rileggermi il post.
Ma ero davvero io?Io che non prendo casa per 20 euro, io indignata perché un’immobiliaria non mantiene la parola data, io che mi aspetto un mondo gentile?Ma dai.Ma come ero messa?Come ero strana, come ero fuori posto?
Ora mi mimetizzo meglio, direi.Non mi rompo quasi niente: a uno sguardo superficiale devo sembrare una che va dritta, chissà dove.
Sono talmente stanca.Talmente fuori posto, talmente stufa.Talmente lontana da casa, e così profondamente che non c’è rimedio.
Però, se parlare d’amore si deve, Il Cairo fa caso a sé.Non è Medio Oriente, è la luna.E’ un altro posto.E non per motivi grandi (non politici, non ideali, non religiosi, non di formazione, non di chissà cosa) ma piccoli-piccoli, basici, essenziali, e pure negoziabili, dubitabili, discutibili, epperò irresistibili che mi arrendo, e sarà che arrendersi si deve.Ma sì.
Non è tanto bella, Il Cairo.Fotogenica sì, molto.Ma bella, quel che si dice bella, no: Napoli è più bella, per dire. Di molto.
Il Cairo è sublime, che è diverso.Sa essere orribile: quartieri immensi di una bruttezza lacerante, sopraelevate da incubo per tutta la città, polvere che torni a casa nera, pulcette onnipresenti, un’aria che sai che, se respiri, muori giovane.E la gente che la strozzeresti, spesso: solo che poi strozzi sempre quello sbagliato, quello che non ti ha fatto niente, e finisce che al Cairo vivi mortificata, ché sei una stronza e lo impari là.Il tempo di impararlo e ti inchiappettano.Ma solo un po’.Pochino.Perché, poi, è facile difendersi, al Cairo.Molto, molto più facile che qua.Uh, con differenza.
Ché poi una sembra l’esperta di Cairo, in giro per blog, ma mica è vero: se ho penetrato mezzo strato dei mille strati del cipollone è pure assai, ma ti rendi conto del mostro che è?Nah, conoscerla non mi è dato, o mi è dato solo pochino, appena appena.Usarla, però, sì.Una città tutta femmina, chissà quante volte l’ho scritto. Usarla è una bellezza. Si presta senza limiti. Puoi sognarti come vuoi, lì con lei.
Cosa vuoi, cosa ti serve?Io non ricordo frustrazioni, al Cairo. L’idea stessa mi era ignota. Persino il mare, dopo un po’, mi stufava, e ricordo un ritorno alla stazione di Ramses, dopo una gita ad Alessandria, e scendere dal treno, ripiombare nel caos della Madre del Mondo e sentirmi a casa, ché come avevo fatto a starmene via per ben due giorni, due giorni in una stupida città normale?E fammi respirare il fumo di milioni di macchine, fammi combattere ’sta guerra ad ogni passo in cui nessuno si fa male, fammi ridere, fammi stare viva.Fammi camminare per il mondo senza mai scordarmi che devo guardare dove metto i piedi, tienimi sveglia.Proteggimi, mettiamola così.
Fammi stare viva, dicevo, ma senza fare nulla di speciale, dopotutto.Magari tornavo subito a casa, mi toglievo le scarpe e aprivo uno yogurt, tutto qua.Non facevo niente dell’altro mondo.Davvero.Mi succedevano cose piccoline, sciocchezze.Divertenti.
Questo fatto di guardare sempre dove mettevo i piedi mi piaceva un sacco: parliamo di questo.
Io, stamattina, ho investito in bici una passante.L’ho presa in pieno o, forse, lei ha preso in pieno me.Non lo so.Le ho frenato in piena pancia, comunque, mentre non volavo per miracolo e perché lei mi ha tenuto: ci siamo praticamente abbracciate tra la ferraglia e i rispettivi spaventi.
E poi: “Lei è sul marciapiedi in bicicletta”.E io: “Ne convengo. Ho torto. Però devo dirle che non è sicuro, uscire dal portone e sbucare sul marciapiedi a passo di marcia e senza guardare. Poteva schiantarsi contro un bimbo coi pattini, un cagnone festoso, una carrozzella col motorino, un rapinatore in fuga. Perché non guardate mai dove andate, voi passanti di Milano?”E lei: “Vabbe’. L’importante è che non ci siamo fatte niente”.In effetti.
Ma io non glielo riesco proprio a perdonare, a questa città, il fatto che ti induca ad andare a spasso senza guardarti attorno.Ti spinge a fare cazzate.Ti toglie interi pezzi di vita interessantissima.Ti abitua ad accontentarti di così poco, santo cielo.Ti addestra ad aspettative di felicità talmente mediocri, talmente rutinarie.
Ricordavo che là era fondamentale, guardare dove mettevi i piedi: attraversavi la strada, metti, e sapevi che saresti morta, se solo ti fosse venuto in mente di inciampare in una buca, di scivolare su un tacco.Scivola su un tacco mentre attraversi Gamat el Dowel, se hai coraggio: ti riconsegnano ai tuoi cari in un barattolo di marmellata.(Se potesse essere una marmellata di guava, a proposito. Almeno l’etichetta, dai. Tanto io credo di poterlo rendere, quell’arancione chiaro.)
Riflettendo sul dove si mettono i piedi, comunque, mi sono ricordata che la prima cosa che ho fatto, tornando a Milano, è stato appunto non guardare dove li mettevo, con relativo volo, visita al Gaetano Pini e fasciatura settembrina.
E sono andata a rileggermi il post.
Ma ero davvero io?Io che non prendo casa per 20 euro, io indignata perché un’immobiliaria non mantiene la parola data, io che mi aspetto un mondo gentile?Ma dai.Ma come ero messa?Come ero strana, come ero fuori posto?
Ora mi mimetizzo meglio, direi.Non mi rompo quasi niente: a uno sguardo superficiale devo sembrare una che va dritta, chissà dove.
Sono talmente stanca.Talmente fuori posto, talmente stufa.Talmente lontana da casa, e così profondamente che non c’è rimedio.
( dal Blog di Fulvia De Feo )
martedì 11 novembre 2008
FACCIO IL PANE E PENSO A TE, HABIBI!
RICETTA DEL PANE AZZIMO
Ingredienti per 8/10 pagnottelle:
300 g farina 00 - 150 g farina integrale - olio d’oliva - sale
Setacciare le farine. Aggiungere acqua tiepida (200 g circa) per ottenere un impasto elastico, abbastanza morbido e farlo riposare per circa un’ora, coprendolo con uno strofinaccio umido.Assottigliare l’impasto formando delle pagnottelle dello spessore di circa 2 cm. Spennellarle con olio, bucherellarle con i rebbi di una forchetta, quindi infornarle a 220/240°C per circa 20 minuti o fino a quando le pagnottelle non avranno assunto una bella colorazione bruno-dorata.
300 g farina 00 - 150 g farina integrale - olio d’oliva - sale
Setacciare le farine. Aggiungere acqua tiepida (200 g circa) per ottenere un impasto elastico, abbastanza morbido e farlo riposare per circa un’ora, coprendolo con uno strofinaccio umido.Assottigliare l’impasto formando delle pagnottelle dello spessore di circa 2 cm. Spennellarle con olio, bucherellarle con i rebbi di una forchetta, quindi infornarle a 220/240°C per circa 20 minuti o fino a quando le pagnottelle non avranno assunto una bella colorazione bruno-dorata.
giovedì 6 novembre 2008
martedì 4 novembre 2008
EVENTO LETTERARIO
alle ore 16.30
ALLA 6° RASSEGNA DELLA MICROEDITORIA ITALIANA
in VILLA MAZZOTTI
a CHIARI ( BRESCIA )
L'AUTRICE DI TERRECOTTE & SAMOVAR
PRESENTERA'
IL SUO LIBRO SCANDALO DELL'ESTATE 2008
DESIDERIA BY OPLHLUCHI
Interverranno il prof. Mario Tricarico ed il giornalista Nicola Cecconi
Anche in diretta web tv su http://www.rassegnamicroeditoria.it/rme.2008/apri.php
Una buona occasione per conoscere una poetessa e una scrittrice vicina a noi e con una conoscenza dell'Egitto profonda e sconcertante.
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Come raggiungere la rassegna
La struttura espositiva che ospita la manifestazione e' la Villa Mazzotti di Chiari(Brescia), cittadina dell'ovest bresciano facilmente raggiungibile sia tramite automobile che tramite treno.
La rassegna avra' luogo nel periodo dal 4 al 6 Novembre 2005.
Dall'Autostrada:
E' possibile raggiungere Chiari dai caselli di Palazzolo S/O o di Rovato dell'autostrada A4 (Milano-Venezia).Dal casello di Rovato e' sufficiente seguire per Rovato centro, continuare per Coccaglio ed arrivare quindi a Chiari.Troverete la Villa Mazzotti, con il suo grande parco, sulla vostra destra in prossimita' del centro.Dal casello di Palazzolo S/O e' sufficiente seguire per Palazzolo centro, prima di entrare in Palazzolo svoltare in direzione Brescia arrivando a Cologne, quindi seguire le indicazioni per Chiari.
Dalla Stazione:
La stazione ferroviaria di Chiari si trova sulla linea Milano-Brescia o Milano-Venezia.Uscendo dalla stazione davanti a voi troverete un doppio incrocio con semaforo dove e' segnalata la Villa Mazzotti, seguire l'indicazione svoltando a sinistra, oltrepassare l'incrocio successivo proseguendo per Viale Mazzini finche' sulla sinistra vi troverete l'imponente cancellata della Villa e il suo parco.
In Aereo:
Gli Aereoporti piu' vicini a Chiari sono quelli di Orio al Serio, da dove potrete prendere l'autostrada A4 in direzione Brescia, e di Montichiari, da dove potrete prendere prima l'autostrada A21 in direzione Brescia e quindi la A4 in direzione Milano.
Per informazioni storiche sulla villa che ospitera' la rassegna cliccate qui.Per maggiori informazioni controllate una cartina della zona o la mappa di Chiari, oppure contattateci.
La struttura espositiva che ospita la manifestazione e' la Villa Mazzotti di Chiari(Brescia), cittadina dell'ovest bresciano facilmente raggiungibile sia tramite automobile che tramite treno.
La rassegna avra' luogo nel periodo dal 4 al 6 Novembre 2005.
Dall'Autostrada:
E' possibile raggiungere Chiari dai caselli di Palazzolo S/O o di Rovato dell'autostrada A4 (Milano-Venezia).Dal casello di Rovato e' sufficiente seguire per Rovato centro, continuare per Coccaglio ed arrivare quindi a Chiari.Troverete la Villa Mazzotti, con il suo grande parco, sulla vostra destra in prossimita' del centro.Dal casello di Palazzolo S/O e' sufficiente seguire per Palazzolo centro, prima di entrare in Palazzolo svoltare in direzione Brescia arrivando a Cologne, quindi seguire le indicazioni per Chiari.
Dalla Stazione:
La stazione ferroviaria di Chiari si trova sulla linea Milano-Brescia o Milano-Venezia.Uscendo dalla stazione davanti a voi troverete un doppio incrocio con semaforo dove e' segnalata la Villa Mazzotti, seguire l'indicazione svoltando a sinistra, oltrepassare l'incrocio successivo proseguendo per Viale Mazzini finche' sulla sinistra vi troverete l'imponente cancellata della Villa e il suo parco.
In Aereo:
Gli Aereoporti piu' vicini a Chiari sono quelli di Orio al Serio, da dove potrete prendere l'autostrada A4 in direzione Brescia, e di Montichiari, da dove potrete prendere prima l'autostrada A21 in direzione Brescia e quindi la A4 in direzione Milano.
Per informazioni storiche sulla villa che ospitera' la rassegna cliccate qui.Per maggiori informazioni controllate una cartina della zona o la mappa di Chiari, oppure contattateci.
DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI ...
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